Galatina Convento “Santa Caterina d’Alessandria”

Guardianato.

Parrocchia.

Basilica.

La fraternità è tutta impegnata nell’animazione della comunità parrocchiale della Comunità parrocchiale di “Santa Caterina d’Alessandria”.

Tutti i frati si impegnano nell’evangelizzazione con l’arte grazie alla fruizione dello scrigno di bellezza che è la Basilica Orsiniana.

Ai frati è affidata la cura e l’animazione pastorale del vicino Convento di “Santa Maria delle Grazie” in Soleto (LE), che ha autonomia amministrativa.

Contatti

Convento “Santa Caterina d’Alessandra” – Galatina (LE)

P.tta Orsini, 15 • 73013 Galatina (LE)
Tel.: 0836.568411
Fax: 0836.568494

Parrocchia
Tel. e Fax: 0836.568494
Email: parrocchiasantacaterina36@gmail.com
Sito Web: www.basilicaorsiniana.it
Pagina Facebook

Prenotazioni visite guidate basilica/informazioni Tel.: 340.1890366

Fraternità

fr. Salvatore PELUSO
Guardiano

fr. Rocco CAGNAZZO
Vicario, Parroco

fr. Rossano CORSANO
Vicario parrocchiale,

fr. Tarcisio DE PASCALIS
Confessore

fr. Corrado MORCIANO
Confessore

fr. Alfonso COSI
Economo

Alla fraternità di Galatina è affidato il
Convento “Santa Maria delle Grazie” – Soleto (LE)
Via Madonna delle Grazie, 36 – 73010
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Storia

Il munifico promotore della Chiesa monumentale di S. Caterina d’Alessandria e dell’annesso Convento per una comunità di Frati Francescani è senza ombra di dubbio e con un abbondante sostegno archivistico Raimondello Orsini Del Balzo, Principe di Taranto e di Soleto.

Questo esimio benefattore iniziò la costruzione della chiesa basilicale e del convento tra il 1383 e il 1385, come viene riferito dalle Bolle di Urbano VI del 25 marzo 1385 “Piis votis e Sacrae vestrae”, e la completò nel 1391, come ribadisce la Bolla “Pia vota” di Bonifacio IX del 30 agosto 1391: “in proprio fundo in Terra S. Petri in Galatina… quaendam locum cum Ecclesia et aliis necessariis officinis adiacentibus et sub vocabulo eiusdem Sanctae construi fecit”, e, infine, come è scolpito sulla porta dell’ingresso secondario di sinistra della stessa chiesa. Lo stesso Raimondello Orsini patrocinò la ve-nuta a Galatina nel convento da lui edificato di una Comunità di Frati Osservanti della Provincia della Bosnia guidati da P. Bartolomeo della Verna nel 1391 per servire in rito latino la Basilica di S. Caterina d’Alessandria.

La promotrice, invece, dei vari cicli di affreschi che in perfetta armonia si distendono sui muri e sulle campate e che risultano di grandissima rilevanza artistica e storica per la vastità e l’eccellenza delle scene raffigurate, a cominciare dal 1405 (morte di Raimondello Orsini), corrisponde alla Principessa Maria D’Enghen, moglie e vedova di Raimondello e madre di Giovanni Antonio Orsini Del Balzo. I dipinti, che oggi si possono ammirare, furono realizzati nella prima metà del ‘400, precisamente tra il 1416 e il 1443 (anno della morte di Maria D’Enghen) e si estendono su quasi tutta la superficie interna delle tre navate e dei due ambulacri, coprendo gli affreschi precedenti non di pieno gradimento della Principessa. L’Apocalisse, la Genesi, l’istituzione della Chiesa, la vita di Cristo, le scene della vita e del martirio di S. Caterina, le deliziose immagini riguardanti la vita della Madonna e le numerose figure di angeli costituiscono i più importanti cicli di splendidi affreschi nella Basilica di S. Caterina di Galatina, seconda solo alla Basilica di S. Francesco in Assisi.

Il figlio Giovanni Antonio nel 1460 prolungò il presbiterio, facendo costruire l’abside ottagonale in perfetto stile gotico con la volta a forma di ombrello fissato a terra da esili colonne, ottenendo così alte finestre che fanno piovere luce abbondante nell’interno del sacro edificio, asserendo che il padre Raimondello aveva costruito un corpo senza testa.

Dal 1494 al 1507 Alfonso d’Aragona tolse i Frati Minori dalla chiesa, dal convento e dall’amministrazione dei beni dell’Ospedale annesso e li sostituì con i Padri Olivetani. Passarono appena 13 anni di governo Olivetano a S. Caterina e i Frati Minori dell’Osservanza fecero ritorno, secondo giustizia, nella loro dimora galatinese, Chiesa e Convento, mentre l’Amministrazione dei beni e la gestione dell’Ospedale rimase ai Monaci Olivetani, i quali in quei pochi anni di permanenza riuscirono a costruire nella chiesa un altare in pietra su cui posero la colossale statua di S. Benedetto.

I Frati Minori Osservanti nel 1597 cedettero la residenza conventuale ai Frati Minori della Serafica Riforma, i quali non soddisfatti dello stile ricercato e delle dimensioni per loro molto ampie del convento, edificato da Raimondello Orsini nel 1391, lo demolirono intorno al 1657 e costruirono, secondo le loro ascetiche esigenze, l’attuale struttura disposta intorno ad un quadriportico, i cui quattro corridoi furono completamente affrescati nel 1696 da Fra Giuseppe da Gravina di Puglia.

Da notare nella sacrestia gli armadi artisticamente lavorati e, all’interno della chiesa, il grande Tabernacolo ligneo, opera di Fra Giuseppe da Soleto (prima metà sec. XVII) e il completo, straziante Calvario francescano (1693-1696) di Fra Angelo da Pietrafitta.

Recentemente nel suggestivo ex refettorio del Convento è stato elegantemente allestito il Museo con oggetti artistici provenienti dalla stessa chiesa. La Basilica di S. Caterina costituisce uno dei più insigni monumenti dell’arte romanico-gotica pugliese, nel 1870 fu dichiarata Monumento nazionale di prima categoria, nel 1936 è stata eretta come Parrocchia e nel 1992 è stata elevata alla dignità di Basilica minore.